L’officina Ferrari
La ditta Ferrari Guglielmo e Figlio Costruzioni Meccaniche, Campagnola (Emilia) viene fondata nel 1918. Guglielmo era un fabbro di paese, di grandissimo ingegno; aveva costruito, tra l’altro, il meccanismo dell’orologio della torre di Campagnola e un modello in ferro della piazza di Campagnola con tutti i fabbricati e i cortili. L’idea, o l’ispirazione, di costruire pigiatrici gli venne da una visita alla ditta Garolla di Limena (PD), visita in cui, come consulente tecnico, aveva accompagnato Conti che andava ad acquistare una pigiatrice. All’inizio l’officina Ferrari costruiva solo pigiatrici.
Ancora oggi dalle nostre parti le pigiatrici sono anche chiamate “garolle”.
Il figlio di Guglielmo, Angelo, nei primi anni ‘20 affianca il padre nella ditta, curerà soprattutto la parte commerciale. Negli anni ‘30, la Ferrari introduce anche la produzione di pompe da vino e da mosto. Alla fine degli anni ‘30 la produzione è distinta nei due settori: pompe e pigiatrici. Con Guglielmo ormai in età avanzata (morirà nel febbraio del 1941), in officina i responsabili dei due settori sono mio padre, Flavio Parmiggiani (Barilein), per le pigiatrici e mio zio, Enrico Mantovani (Rico), per le pompe. Il capannone della ditta era nella parte retrostante la casa di Piazza Roma, di fronte alla villa di Conti. Parte delle lavorazioni erano fatte in altri posti: la verniciatura del telaio in legno delle pigiatrici veniva fatta presso le cantine Praudi (i cui capannoni diventeranno sede della CAMCE), altre lavorazioni in un capannone di Copelli Fioravante (Fiorito) nel retro della sua casa di fianco alla chiesa.
Negi anni ‘30 le ditte Ferrari e Garolla sono leader nazionali nella produzione di macchine enologiche (pompe e pigiatrici) e si dividono praticamente il mercato nazionale. Per la Ferrari il mercato più importante è quello delle Puglie ma anche la zona di Frascati. Alla fine del 1944, con i mercati del sud Italia ormai tagliati fuori dal fronte dalla guerra, senza la guida di Guglielmo, con molti operai richiamati per la guerra, la produzione dell’officina Ferrari si riduce drasticamente.
Nell’ottobre 1945 la famiglia e la ditta Ferrari si trasferiscono a Reggio (perché?). L’officina affitta a Reggio, un capannone, l’ex-macello Arduini di proprietà del Seminario, nei pressi di porta Castello, proprio dietro l’attuale seminario.
Una metà circa degli operai della Ferrari di Campagnola seguirà l’officina trasferita a Reggio, con tutto il disagio di diventare pendolari, con il trenino di Novellara d’inverno e in bicicletta fino a Reggio d’estate; tra gli operai che seguono la Ferrari: Bruno Gelati, Dino Morgotti (Sangue), Giacomino Ferri, Mirello Nicolini ed altri.
Verso la fine della guerra, oltre all’officina Ferrari, chiude anche la cantina di Praudi. I capannoni sono comprati dalla ditta Vitas (distillerie) di Trieste.
A Campagnola funzionerà quindi per alcuni anni una distilleria; a dirigerla i Vitas, ebrei, mandano un certo signor Finzi che vivrà Campagnola, in casa dei Ferrari, sotto il falso nome di Stenlio Marchi. Qualche anno dopo la guerra le ex-cantine Praudi tornano a funzionare come cantina, i Vitas vendono alla cantina sociale ‘rossa’. Ancora qualche anno e la cantina sociale ‘rossa’ passa a lavorare, in affitto, presso un’altra sede; le ex-cantine Praudi sono vendute (o affittate?) alla Cooperativa Motoaratura (2 capannoni) ed alla CAMCE (2 capannoni). Dopo qualche anno la Cooperativa Motoaratura si trasferisce in una nuova sede e la CAMCE occupa tutti i capannoni delle ex-cantine Praudi. Ancora una volta, attraverso gli edifici delle cantine Praudi, le storie della Ferrari e della CAMCE si intrecciano.
Nel 1959, con la morte di Angelo Ferrari, e a seguito di problemi finanziari, l’officina Ferrari di Reggio chiude. La ditta Ferrari però non muore, marchio e macchinari sono acquistati dal sig. Franco Antonicelli di Modugno (Bari) che continuerà per alcuni anni la produzione di pompe e pigiatrici nella stessa cittadina delle Puglie.